POLIZZE AGEVOLATE, QUANTI MILIONI MANCANO? RIDURRE LA CONTRIBUZIONE PER IL FUTURO FA SALTARE IL SISTEMA

Articolo pubblicato il 16 febbraio sul

 

 di Gianluigi Zucchi*         

 

   

Parlare della gestione dei rischi in agricoltura in questo momento mi sembra doveroso.   Le notizie che vengono riportate dai social e dalla stampa sono confuse e a volte contraddittorie.   Il piano di gestione dei rischi prevede la copertura assicurativa di 163 prodotti vegetali (mele, frumento ecc..) attraverso polizze agevolate per 11 eventi atmosferici (grandine, gelo, eccesso pioggia, ecc..) con 55 combinazioni diverse a risarcimento di possibili danni.   Ho visto anche io, come il Ministro, polizze esterne al sistema che costavano meno ma con declaratorie di danno e franchigie che difficilmente avrebbero portato ad un risarcimento. Sembra un’ovvietà ma credo sia necessario sfatare questa costruzione denigratoria e fantasiosa.
Da pochi mesi siamo a conoscenza che per gli anni 2022 e 2023 mancano i contributi comunitari per le polizze agevolate, che sono state sottoscritte dagli agricoltori contando che il contributo arrivasse al 70% (storico) del premio agevolato. Invece a fine 2023 si scopre che mancano circa 400 milioni (2022+2023). Le dichiarazioni che si sono susseguite nei numerosi video del ministro e dei rappresentanti agricoli hanno dato notizie di stanziamenti per circa 200 milioni (2022+2023).
Successivamente diversi annunci (Social/Stampa) indicavano come le dotazioni economiche aumentassero di giorno in giorno sino a comunicare esplicitamente che per gli anni 2022 e 2023 il contributo sarebbe stato in linea con le aspettative storiche (70%).   Ma è così difficile comunicare ufficialmente i dati per gli anni di riferimento in modo chiaro senza lasciare le aziende nel dilemma di dover perdere il contributo per le polizze già sottoscritte?   La trasparenza è alla base della gestione pubblica.
Il piano di gestione dei rischi per il 2024 potrebbe articolarsi su tre direttrici:
295 milioni: la contribuzione scende al 40%, di conseguenza si assisterà ad un raddoppio dei costi a carico delle aziende;
diminuzione dello standard value, dunque impossibilità di assicurare in forma agevolata le produzioni che dovessero essere superiori al nuovo standard value;
creazione di un nuovo parametro contributivo sulla media degli anni precedenti, completamente slegato dai tassi dell’anno 2024 (quindi probabile ulteriore diminuzione del contributo).
Tutte queste variabili devono essere rese pubbliche prima che l’agricoltore si assicuri.   In Italia si assicurano circa 75.000 aziende per un valore approssimativo di 10 miliardi di euro (veg. zoo. ser.) mentre tutta la produzione agricola italiana vale circa 37 miliardi; il valore assicurato non è poco ed è in gran parte al Nord, dove sono più frequenti gli eventi avversi.
Ridurre la contribuzione per il 2024 al 40% impedirà a molte aziende di assicurarsi; tra l’altro questa prospettiva ha già “bloccato” gli Imprenditori agricoli in uno stallo che mal si concilia con l’aumento anomalo delle temperature.
Rimandiamo questa riforma di 2 anni almeno e intanto studiamo soluzioni: incentivare le difese attive, polizze sperimentali o con stop-loss, polizze con danni di area o di filiera, polizze parametriche, polizze finanziate con progetti di recupero, polizze con coperture sperimentali a tasso variabile ISMEA.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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